Bocche scucite: voci dai territori occupati
Dedicato a tutti i piccoli che continuano a scrutare il mare in attesa delle navi della speranza…
Nemmeno al tuo peggior nemico puoi augurare di «vivere» in questa prigione sventrata, con le fogne a cielo aperto, con i bambini che giocano a scalare montagne di rifiuti in una gabbia ridotta ad un cumulo di macerie, isolata dal mondo. Il caldo soffocante moltiplica il bisogno di acqua. Quasi un miraggio, un bene divenuto di lusso dopo tre anni di embargo. Perché nella Striscia il 90% dei pozzi è chimicamente contaminato e l’acqua di casa non è potabile. Neanche al tuo peggior nemico puoi augurare di «vivere» a Gaza. Di vivere in un paesaggio lunare, fatto di crateri. Tra quelle macerie, dentro quei crateri si muove una umanità sofferente che scruta il mare perché dal mare può arrivare la Speranza, sotto forma di navi della libertà. La realtà di Gaza supera ogni metafora – prigione, gabbia, inferno – utilizzata per raccontare di una striscia di terra popolata da un milione e mezzo di persone – 1.527.069 secondo l’ultimo censimento – in maggioranza (il 54%) sotto i diciotto anni.
(Umberto De Giovanangeli, L’Unità 5 giugno)
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«…qui in Medio Oriente non c’è pietà per i deboli e non si da una seconda chance a chi non si difende». (Ehud Barak, ministro della difesa). Eccola qui la Israele-fortezza delle vittime che ha in mente un politico con questa terribile visione. Andando di questo passo forse potrebbe proporre di istituire una Rupe Tarpea per i deboli come i refusnik, i soldati e gli ufficiali renitenti che sono pronti a dare la vita per il loro paese ma non sono disposti a massacrare civilia casa d’altri. Purtroppo però queste parole non toccheranno né i cuori né le menti di questi ottusi governanti e dei loro fan acritici in Israele e nel mondo che vedono in Israele la vittima anche quando il suo esercito occupa e opprime e suoi cittadini colonizzano e rubano terre e vita ai palestinesi.
(Moni Ovadia, 5 giugno)